§ 1. Introduzione.

L’articolo in esame al comma 1 riconosce all’Ordine forense1 la funzione di controllo deontologico sulle condotte dei propri iscritti; inoltre, al comma 2, stabilisce il trattamento sanzionatorio specie nel caso di pluralità di illeciti; infine, ai commi 3 e 4, definisce (similmente agli artt. 133 e 133 bis c.p.)2 le “circostanze” attenuanti e aggravanti ovvero i criteri orientativi per la determinazione in concreto della sanzione disciplinare (c.d dosimetria della pena)3, affinché sia adeguata e proporzionata all’infrazione commessa4.

§ 2. La potestas judicandi.

Ancor prima del codice deontologico, la legge (artt. 50 e 51 L. n. 247/2012, già artt. 38 e 54 R.D.L. n. 1578/1933) attribuisce agli organi forensi il potere disciplinare, per la realizzazione dei fini istituzionali loro propri5, cioè assicurare, in autodichia6, la “tutela di un pubblico interesse al corretto esercizio della professione” (art. 3 co. 3 L. n. 247/2012), appunto attraverso il controllo deontologico del comportamento dei propri iscritti, anche attinente alla vita privata (art. 2 co. 1 cdf e art. 9 co. 2 cdf).

Si tratta, più precisamente, di un “potere-dovere”7, conforme a Costituzione8, che tuttavia può essere esercitato nei soli confronti dei propri iscritti all’albo o registro (per la particolare condizione degli avvocati stranieri, v. art. 3 co. 3 cdf). Conseguentemente, qualora, nelle more del procedimento disciplinare, l’incolpato sia deceduto9 ovvero cancellato o radiato dall’albo con provvedimento definitivo10, il procedimento stesso diviene improcedibile e deve dichiararsi la cessazione della materia del contendere, con conseguente eventuale stabilizzazione della sanzione disciplinare, che diventa definitiva sia pur non eseguibile11.

Tuttavia, tale potestas non è esclusa quand’anche soggetti al potere disciplinare concorrente di altra istituzione, come ad es. il CSM per gli avvocati anche magistrati onorari12 l’azione disciplinare può essere esercitata dal Consiglio distrettuale di disciplina anche qualora tali fatti siano risalenti ad epoca anteriore all’iscrizione dell’avvocato al relativo albo professionale, allorché il loro disvalore ricada anche nel periodo successivo all’iscrizione13.

§ 2.1 Sul divieto di cancellazione dall’albo o registro.

E, infatti, proprio al fine di evitare che l’iscritto possa sottrarsi a tale potestas judicandi e quindi alle proprie responsabilità disciplinari14 , la legge prevede il divieto di cancellazione dall’albo o registro in pendenza del procedimento disciplinare15 e precisamente dal giorno dell’invio degli atti al Consiglio Distrettuale di Disciplina fino alla definizione del procedimento stesso (art. 17 co. 16 L. n. 247/2012, art. 57 L. n. 247/2012, art. 13 Reg. CNF n. 2/2014)16.

A ciò aggiungasi che, oltre all’ipotesi di cancellazione dall’albo o registro, il divieto de quo si ritiene operante anche nel caso di trasferimento dell’iscritto da un COA all’altro17 o, addirittura, da una sezione all’altra dell’albo o registro tenuti da uno stesso COA18, perché anche in tali casi il trasferimento nel nuovo albo o registro dello stesso o di altro COA presupporrebbe una “cancellazione” da quello di provenienza, appunto vietata.

Peraltro, qualora il COA di appartenenza dell’incolpato o segnalato violasse il divieto in parola, il relativo provvedimento sarebbe sì efficace, ma:

  1. la cancellazione dell’iscritto dall’albo o registro comporterebbe l’estinzione del procedimento disciplinare a suo carico per cessazione della materia del contendere e, se pendente dinanzi al CNF, ciò determinerebbe la conseguente stabilizzazione della sanzione disciplinare sub judice, già comminata dal CDD, che diventerebbe quindi definitiva, sia pur non eseguibile19;
  2. il trasferimento dell’iscritto presso altro Distretto o presso un altro COA dello stesso Distretto non inciderebbe sul procedimento disciplinare in corso (giacché, in base al principio della perpetuatio jurisdictionis, rimarrebbe radicato ove originariamente instaurato)20, né determinerebbe un’incompatibilità sopravvenuta o una causa di astensione e ricusazione per i Consiglieri della Sezione disciplinare già costituita che diventassero dello stesso COA di appartenenza dell’incolpato (art. 2 co. 4 Reg. CNF n. 2/2014 e art. 58 co. 2 L. n. 247/2012)21.

Infine, il divieto in parola non opera:

  1. nel caso di cancellazione dall’albo per pensionamento22, o dal registro dei praticanti abilitati per scadenza del patrocinio sostitutivo23;
  2. nel caso di provvedimenti di natura non disciplinare (ad es., sospensione per morosità nel pagamento del contributo annuale dovuto al COA ex art. 29 co. 6 L. n. 247/2012)24, a meno che, per quei medesimi fatti, parallelamente non penda procedimento disciplinare25;
  3. nel caso di: a) mancanza ab origine di uno dei requisiti per l’iscrizione all’albo (art. 17 co. 12 L. n. 247/2012), b) sopravvenuta incompatibilità professionale ovvero successiva perdita dei requisiti di legge necessari per l’iscrizione (art. 17 co. 1 e 2 L. n. 247/2012), c) cessazione dell’esercizio dell’attività professionale in modo effettivo, continuativo, abituale e prevalente (art. 21 L. n. 247/2012)26.

Tuttavia, è stata ritenuta rilevante e non manifestamente infondata, in riferimento agli artt. 2, 3, 4, 35, 41 della Costituzione, la questione di legittimità costituzionale dell’art. 57 L. n. 247/2012, nella parte in cui dispone il divieto di cancellazione dall’albo dell’avvocato durante lo svolgimento del procedimento disciplinare, senza prevedere deroghe al divieto stesso, in quanto non è stata ritenuta percorribile la strada di una interpretazione della disposizione conforme a Costituzione27. Giusta il disposto dell’art. 134 Cost., non è stata (correttamente) sollevata qlc con riferimento all’art. 13 Reg. CNF n. 2/2014 che, qualora la Consulta dichiarasse incostituzionale l’art. 57 L. n. 247/2012, dovrebbe semplicemente essere disapplicato28. Meno chiara, invece, sarebbe la sorte dell’art. 17 co. 16 L. n. 247/2012, non fatto oggetto di censura da parte del giudice remittente, qualora la Consulta non si pronunciasse (d’ufficio, ex art. 27 L. n. 87/1953) anche su tale articolo, limitandosi a dichiarare l’eventuale incostituzionalità dell’art. 57 L. n. 247/2012 cit.

§ 3. La commisurazione della sanzione.

Affinché la sanzione disciplinare sia adeguata e proporzionata alla violazione deontologica commessa (comma 1), l’articolo in esame ne fissa i criteri di commisurazione (comma 3 e ss.), i quali tuttavia non attengono né all’an né al quomodo della condotta illecita, ma piuttosto alla valutazione della sua gravità, sicché non costituiscono elementi essenziali della fattispecie sanzionatrice, né integrano circostanze attenuanti e aggravanti in senso tecnico, ossia elementi accidentali dell’illecito29, di talché sono di norma sottratti all’onere, per il titolare del potere sanzionatorio, di previa e specifica contestazione30, ma comunque di esse il giudice deve dar conto, seppur sinteticamente, con motivazione non di stile ovvero meramente apparente31.

In ogni caso, Il potere di irrogare una sanzione disciplinare adeguata alla gravità ed alla natura dell’offesa arrecata al prestigio dell’ordine professionale è riservato agli organi disciplinari che in mancanza di una previsione di legge contraria si avvalgono, in via di applicazione analogica, dei principi desumibili dagli art. 132 e 133 del codice penale (CNF n. 127/2022, CNF n. 29/2021).

Peraltro, il principio del favor rei non può limitarsi alla sola sanzione edittale dovendo invero aversi altresì riguardo alle eventuali aggravanti ex artt. 53 L. n. 247/2012 e 22 cdf (CNF n. 34/2020).

Inoltre, il procedimento disciplinare si svolge ed è definito con procedure e con valutazioni autonome rispetto al processo penale (art. 54 co. 1 L. n. 247/2012), sicché è irrilevante in sede deontologica l’eventuale concessione in ambito penale di attenuanti generiche così come la determinazione della pena secondo l’istituto della continuazione, perché l’apprezzamento dell’illiceità deontologica è riservato al giudice disciplinare alla luce della diversità dei rispettivi ordinamenti e dei loro presupposti (CNF n. 162/2019).
Allo stesso modo, e per le medesime ragioni, in mancanza di una previsione normativa espressa, sono irrilevanti in sede disciplinare la concessione di attenuanti della pena (CNF n. 123/2021) così come i benefici della riabilitazione, della non menzione e della sospensione della pena, nonché dell’amnistia, dell’indulto e del condono (CNF n. 94/2020, CNF n. 162/2019, CNF n. 174/2018, CNF n. 113/2017, Cass. n. 14039/2016, CNF n. 116/2016, CNF n. 186/2014, CNF n. 10/2014)32, salvo che non sia espressamente previsto33.

In ogni caso, è fondamentale ricordare che le conseguenze tipiche dell’illecito non possono essere valutate come aggravanti: infatti, è ben vero che, ad esempio, nella determinazione della sanzione, si deve tenere conto del pregiudizio causato dall’illecito (art. 21 cdf), ma questo non può tuttavia costituire autonoma aggravante qualora il pregiudizio stesso integri di per sé il comportamento vietato e tenuto in considerazione dal legislatore nella determinazione della sanzione edittale per l’illecito “standard” (CNF n. 83/2020).

Infine, è bene ricordare che i generali doveri di probità, dignità, decoro, indipendenza (art. 9 cdf, già artt. 5 e 10 cod.prev) e gli altri principi fondamentali della professione forense di cui al Titolo I cdf vengono necessariamente violati in occasione di ogni infrazione disciplinare, sicché -in base al principio di specialità- non possono comportare autonomo illecito o aggravamento della sanzione, sempreché la fattispecie concreta trovi apposita disciplina in una (più) specifica norma deontologica34.

D’altro canto, eventuali difficoltà economiche e l’asserito stato di bisogno dell’incolpato non scriminano la rilevanza deontologica né attenuano la sanzione disciplinare, ad esempio nel caso dell’indebita appropriazione di somme altrui (CNF n. 122/2023, CNF n. 267/2021, CNF n. 117/2021).

In particolare, tali “circostanze” riguardano la condotta, l’autore e le conseguenze dell’illecito, e precisamente:

1) la gravità del fatto.

L’illecito deontologico non è affievolito sol perché commesso in altro circondario
Il disvalore disciplinare dell’illecito non è affievolito dal fatto che esso sia commesso in una località geografica diversa da quella nella quale l’incolpato risulti iscritto all’Albo, perché il perimetro di esercizio della professione non è limitato territorialmente, giacché il rispetto dei canoni deontologici costituisce un valore intrinseco e non negoziabile della categoria forense, per la intangibilità dei valori etici e reputazionali (consacrati nelle regole deontologiche) che connotano necessariamente l’agire dell’Avvocato, anche al di fuori del suo ministero e in tutti i rapporti con i terzi (CNF n. 168/2021).

A tal proposito, l’asserita “scarsa rilevanza” del fatto non scrimina l’illecito deontologico, giacché in tale sede non si applica, neppure in via analogica o estensiva, l’art. 3 bis D.Lgs. n. 109/2006 previsto in tema di procedimento disciplinare a carico dei magistrati, secondo cui “l’illecito disciplinare non è configurabile quando il fatto è di scarsa rilevanza”, in quanto normativa ispirata ad altri principi e destinata a diversa categoria professionale35.

2) le circostanze, soggettive e oggettive, nel cui contesto è avvenuta la violazione.

Ai fini della attenuazione o dell’aggravamento della sanzione, possono essere valutate alcune circostanze soggettive e oggettive che – in analogia con il penale – potremmo definire “generiche”, come ad esempio la giovane età e la modesta esperienza professionale dell’incolpato36, le sue condizioni di salute37, ovvero particolari motivi di rilievo umano e familiare38, la buona fede39, lo stato d’ira o d’agitazione per la provocazione altrui40, eccetera.

3) il grado della colpa o dell’intensità del dolo.

Per un approfondimento sull’elemento psicologico dell’illecito disciplinare, si rinvia al commento dell’art. 4 cdf.

4) il comportamento complessivo dell’incolpato, anche precedente e successivo al fatto.

Il pentimento e la consapevolezza del proprio errore (resipiscenza), l’ammissione delle proprie responsabilità (confessione) e il buon comportamento processuale dell’incolpato possono mitigare la sanzione disciplinare in quanto indica un riallineamento alla correttezza della condotta41. Analoghi effetti (attenuanti ma non scriminanti) ha il “ravvedimento operoso” intervenuto prima dell’avvio del procedimento disciplinare42. Effetto attenuante ha altresì la mancata partecipazione dell’incolpato al procedimento qualora denoti assenza di opposizione43. Per contro, l’assenza di una qualsivoglia consapevolezza del proprio errore seppur acclarato da evidenze probatorie44, così come un atteggiamento palesemente e pervicacemente pretestuoso ed ostruzionistico dell’incolpato nel corso del giudizio disciplinare, che però non costituisca manifestazione del diritto di difesa, sono indice della propria inadeguatezza a recepire correttamente i canoni deontologici e la loro portata sicché possono comportare un aggravamento della sanzione disciplinare45. Tuttavia, non aggrava, di per sè, la sanzione disciplinare il comportamento omissivo ovvero non collaborativo dell’incolpato, che ha il diritto di difendersi “tacendo” od anche “mentendo” sulle proprie responsabilità, ossia negando l’addebito mossogli anche col silenzio o rendendo dichiarazioni non vere, perché altrimenti ne risulterebbe coartata la sua libertà di scegliere la strategia difensiva ritenuta più opportuna, che ha il suo referente costituzionale nell’art. 24 Cost. e nel più generale diritto a difendersi e non ad auto incolparsi46.
Può altresì avere rilievo attenuante della sanzione disciplinare il precorso rieducativo dell’incolpato in fase di esecuzione della pena (CNF n. 73/2022).

5) la vita professionale e precedenti disciplinari dell’incolpato.

La commendevole vita professionale dell’incolpato e la sua incensuratezza disciplinare possono comportare una mitigazione della sanzione da irrogarsi in concreto47.
Inoltre, la pendenza di altri procedimenti a carico dell’incolpato non possono comportare l’aggravamento della sanzione quasi fossero sanzioni definitive, stante il principio di presunzione di non colpevolezza che vige anche in sede disciplinare mutuato dai principi di garanzia che il processo penale riserva all’imputato48.
Tuttavia, la recidiva non presuppone una contestazione esplicita all’incolpato49. Peraltro, la funzione essenziale della sanzione disciplinare non è quella di evitare la reiterazione dell’illecito per il futuro cioè di impedire la “recidiva specifica”, sicché essa è irrogabile anche quando, per l’eventuale mutamento della situazione di fatto o di diritto, il medesimo illecito non possa essere nuovamente commesso dall’incolpato50.
Infine, ancorché non costituisca un precedente disciplinare in senso stretto, l’intervenuta prescrizione relativa ad un precedente comportamento dell’incolpato non esclude la valutazione deontologica del fatto storico accertato ai fini della determinazione dell’entità della sanzione in un diverso procedimento51.

6) la compromissione dell’immagine della professione forense.

Tale valutazione mira a tutelare e salvaguardare la dignità e il prestigio (in una parola: l’immagine) dell’Ordine forense, quale risultato della reputazione dei suoi singoli appartenenti52, che costituisce valore non negoziabile53.
Pertanto, rende deontologicamente più grave il fatto stesso giacché comporta una ancor maggior lesione dell’immagine dell’avvocatura e conseguentemente giustifica un aggravio della sanzione disciplinare:
– l’eventuale rilevanza mediatica dell’illecito (CNF n. 74/2019)
– il fatto che l’illecito disciplinare sia commesso da un Consigliere dell’Ordine (CNF n. 164/2018)

7) il pregiudizio subito da cliente e parte assistita.

Mutuando una terminologia penalistica, l’illecito deontologico è di pura condotta, non di evento; inoltre, è un illecito di pericolo, non di danno. Infatti, la responsabilità disciplinare si configura indipendentemente dalla produzione e dall’entità di un danno così come da un suo eventuale risarcimento, che non fanno venir meno l’illiceità della condotta potendo al più rilevare ai fini della commisurazione della relativa sanzione.
Infatti, il fine della sanzione deontologica (e della sospensione cautelare) trascende gli interessi dei privati coinvolti essendo quello di tutelare il pubblico interesse al corretto esercizio della professione e di salvaguardare il decoro e la dignità dell’intera classe forense (CNF n. 53/2022, CNF n. 26/2014) per il solo compimento di una condotta astrattamente e potenzialmente idonea a ledere quei valori (CNF n. 147/2022, Cass. n. 17720/2017), quindi anche come illecito anche non consumato ma tentato (CNF n. 130/2024, CNF n. 177/2023, Cass. n. 8038/2018, Cass. n. 17720/2017, Cass. n. 27996/2013, Cass. n. 10601/2005, CNF n. 180/2021, CNF n. 217/2020, CNF n. 29/2016), ovvero di mero pericolo (CNF n. 174/2022, CNF n. 167/2022.). Conseguentemente, anche un’eventuale rinuncia all’esposto (così come la remissione della querela) da parte del danneggiato risarcito, magari a seguito di accordo transattivo, è deontologicamente irrilevante, tanto in rito (non determina l’estinzione del procedimento disciplinare) quanto nel merito (non comporta l’assoluzione dell’incolpato) (CNF n. 92/2024, CNF n. 305/2023, CNF n. 127/2023, CNF n. 108/2023, CNF n. 44/2023, CNF n. 293/2022, CNF n. 206/2022, CNF n. 174/2022, CNF n. 102/2022, CNF n. 35/2022, CNF n. 180/2021, CNF n. 119/2021, Cass. n. 23593/2020, CNF n. 217/2020, CNF n. 148/2019, Cass. n. 8038/2018, CNF n. 104/2018, Cass. n. 17720/2017, CNF n. 100/2017, CNF n. 80/2017, CNF n. 398/2016, CNF n. 229/2015, CNF n. 173/2015, CNF n. 150/2015, CNF n. 214/2013, Cass. n. 10601/2005).

§ 4. Il concorso di illeciti.

Ferma restando la discrezionalità del Giudice disciplinare, non sindacabile neppure in sede di legittimità, di disporre la riunione e la separazione dei procedimenti disciplinari pendenti a carico di uno stesso incolpato54, l’articolo in esame stabilisce al comma 2 che, qualora siano contestati all’incolpato più addebiti nell’ambito del medesimo procedimento, la sanzione disciplinare è sempre unica55 e va determinata avuto riguardo al comportamento complessivo dell’incolpato (tale riferimento si ripete nel comma 3).

Infatti, nel caso di concorso di illeciti, la sanzione disciplinare non è la somma singole pene previste per ciascuno degli addebiti contestati dovendosi escludere il cumulo giuridico e materiale56, né -senza che ciò contrasti con la Costituzione57– trova applicazione analogica o estensiva la disciplina sulla “continuazione” prevista dall’art. 81 c.p. (che si riferisce agli illeciti penali) e dall’art. 8 co. 2 L. n. 689/1981 (che si riferisce alle infrazioni amministrative in materia di previdenza ed assistenza)58, sicché va escluso l’obbligo del Consiglio territoriale di collegare le violazioni deontologiche a singole pene, dovendosi invece determinare la sanzione e la sua misura nel complesso idonea in base alla valutazione complessiva dei fatti, dei comportamenti, delle qualità e soprattutto del disvalore che gli stessi comportamenti determinano nella classe forense59. Per questi motivi, nel caso di molteplici addebiti, la sanzione disciplinare può anche superare la pena edittale massima prevista per la fattispecie più grave60.

Quanto appena detto ha un particolare rilievo nel caso di accoglimento solo parziale dell’impugnazione da parte del CNF, cioè limitatamente ad alcuni soltanto dei vari addebiti contestati all’incolpato. Per tale ipotesi, infatti, un’applicazione forse un po’ frettolosa del divieto di reformatio in pejus61 (che tuttora si ritiene pacificamente applicabile al procedimento disciplinare sebbene sia venuto meno il riferimento normativo stabilito nel previgente ordinamento professionale)62 indurrebbe a ritenere che la sanzione disciplinare andrebbe corrispondentemente ridotta. Invece, proprio in considerazione di quanto sopra, il parziale accoglimento dell’impugnazione da parte del CNF non impone una corrispondente riduzione della sanzione comminata dal Consiglio territoriale, la quale è -come detto- determinata non già per effetto di un mero computo matematico né in base ai principi penalistici in tema di concorso di reati, ma in ragione dell’entità della lesione dei canoni deontologici e della immagine della avvocatura alla luce dei fatti complessivamente valutati: conseguentemente, non sussiste violazione del divieto di reformatio in pejus allorché la sanzione sia confermata in sede di gravame pur se una delle contestazioni precedentemente ritenuta sia venuta meno63. Peraltro, una riduzione della sanzione non sarebbe neppure possibile allorché quella comminata dal CDD fosse già la minima (avvertimento)64.

§ 5. Il sindacato di Legittimità.

Le sentenze del CNF in materia disciplinare sono impugnabili dinanzi alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione soltanto “per incompetenza, eccesso di potere e violazione di legge” (art. 36 co. 6 L. n. 247/2012, già art. 56 co. 3 R.D.L. n. 1578/1933), nonché per vizio di motivazione ove essa manchi del c.d. “minimo costituzionale” (art. 111 co. 6 Cost. e art. 360 n. 5 cpc), cioè allorché si traduca in una motivazione completamente assente o puramente apparente, vale a dire non ricostruibile logicamente, ovvero perplessa, obiettivamente incomprensibile e priva di riferibilità ai fatti di causa, esclusa tuttavia qualunque rilevanza del semplice difetto di “sufficienza” della motivazione e prescindendo altresì dal confronto con le risultanze processuali65.

Conseguentemente, l’apprezzamento delle risultanze processuali, il giudizio sulla rilevanza deontologica del fatto e sulla congruità della sanzione disciplinare (anche aggravata o attenuata) irrogata all’incolpato non sono sindacabili in sede di Legittimità, in quanto accertamenti rimessi al giudice di merito66.

Note.

  1. L’Ordine forense è costituito dagli iscritti negli albi degli avvocati e si articola nei COA e nel CNF (art. 24, co. 1 e 2, L. n. 247/2012). ↩︎
  2. Cass. n. 11933/2019, CNF n. 127/2022, CNF n. 27/2022, CNF n. 142/2021, CNF n. 131/2021, CNF n. 29/2021, CNF n. 19/2021, CNF n. 113/2013, CNF n. 82/2013, CNF n. 34/2012. ↩︎
  3. L’espressione è presa in prestito dalla scienza: la “dosimetria” è, infatti, la branca della fisica che, attraverso uno strumento chiamato dosimetro, si occupa del calcolo e della misura della dose di radiazioni assorbita dalla materia; l’uso figurato del termine in ambito giuridico, quale “misurazione” delle pene o sanzioni, non è attualmente registrato dai dizionari. ↩︎
  4. Corte Cost. n. 46/2023 ha recentemente ribadito che anche per le sanzioni amministrative, come appunto quelle disciplinari, vale il principio di proporzionalità. ↩︎
  5. Cons. Stato n. 38/1953, secondo cui tale potere sussisterebbe quand’anche mancassero espresse norme attributive al riguardo. ↩︎
  6. Il procedimento disciplinare di merito, infatti, si svolge dinanzi ad organi (CDD e CNF) appartenenti alla stessa avvocatura, mentre alla magistratura (Cass. SS.UU.) è riservato il solo giudizio di Legittimità (art. 36, co. 6, L. n. 247/2012). In altre professioni, invece, magistrati e soggetti comunque estranei all’ordine o collegio integrano anche la sezione disciplinare dell’ente professionale (è così per notai, medici, commercialisti, ecc.). ↩︎
  7. Cass. n. 4672/1997, Cass. n. 1415/1961. ↩︎
  8. Cass. n. 18771/2004, CNF n. 123/2017. ↩︎
  9. CNF n. 100/2024, CNF n. 118/2023, CNF n. 140/2022, CNF n. 136/2022, CNF n. 96/2022, CNF n. 93/2022, CNF n. 263/2021, CNF n. 241/2021, CNF n. 156/2021, CNF n. 148/2021, CNF n. 147/2021, CNF n. 37/2021, CNF n. 239/2020, CNF n. 230/2020, CNF n. 204/2019, CNF n. 199/2019. ↩︎
  10. CNF n. 157/2024, CNF n. 156/2024, CNF n. 150/2024, CNF n. 39/2024, Cass. n. 23990/2023, CNF n. 242/2023, CNF n. 186/2023, CNF n. 179/2023, CNF n. 175/2023, CNF n. 171/2023, CNF n. 154/2023, CNF n. 144/2023, CNF n. 51/2023, CNF n. 182/2022, CNF n. 48/2022, CNF n. 270/2021, CNF n. 130/2021, CNF n. 110/2021, CNF n. 151/2012, CNF parere n. 49/2013, CNF parere n. 44/2013. ↩︎
  11. CNF n. 37/2023, CNF n. 182/2022, CNF n. 159/2022. ↩︎
  12. CNF n. 230/2017. ↩︎
  13. Cass. n. 30650/2023, CNF n. 140/2015, Cass. n. 2223/2010, CNF n. 188/2005. Contra, Cass. n. 25369/2014, secondo cui l’azione disciplinare non può essere esercitata nei confronti degli avvocati in relazione a fatti di rilevanza penale risalenti ad epoca anteriore all’iscrizione dell’avvocato al relativo albo professionale, pur se idonei a determinare uno “strepitus fori” nel periodo di iscrizione all’albo da parte del professionista resosi colpevole di detti comportamenti. ↩︎
  14. CNF n. 269/2021, CNF n. 119/2020, CNF n. 26/2014, CNF n. 195/2013, CNF n. 70/2013, CNF parere n. 55/2019, CNF parere n. 9/2019, CNF parere n. 8/2019. ↩︎
  15. Il previgente art. 37 co 8 RDL n. 1578/1933 estendeva il divieto di cancellazione dall’albo anche alla pendenza di un procedimento penale (CNF n. 95/2024). ↩︎
  16. CNF n. 182/2022, CNF n. 179/2021, CNF n. 146/2021, CNF n. 164/2020, CNF n. 207/2019, CNF n. 193/2019, CNF parere n. 39/2020, CNF parere n. 8/2019, CNF parere n. 70/2017, CNF parere n. 35/2017, CNF parere n. 46/2013. ↩︎
  17. CNF parere n. 51/2023, CNF parere n. 56/2021, CNF parere n. 29/2020, CNF n. 123/2017, CNF parere n. 23/2017, CNF parere n. 143/2001. Forse per un difetto di coordinamento, l’art. 1, co. 2, L. n. 67/1991, in conformità a quanto prevedeva il previgente art. 37 co 8 RDL n. 1578/1933 con riferimento al divieto di cancellazione dall’albo anche in pendenza di un procedimento penale, stabilisce che il trasferimento presso altro COA è inibito agli avvocati “sospesi dall’esercizio professionale o sottoposti a procedimento penale o a procedimento per l’applicazione di una misura di sicurezza”. ↩︎
  18. CNF n. 182/2017. ↩︎
  19. CNF n. 182/2022, CNF n. 159/2022. Contra, Cass. n. 23990/2023, secondo cui l’eventuale cancellazione dall’albo o registro, comunque disposta in violazione del divieto in parola, “non spiega efficacia sospensiva o interruttiva del giudizio disciplinare”, che pertanto proseguirebbe. ↩︎
  20. CNF n. 167/2021. ↩︎
  21. CNF n. 80/2020. ↩︎
  22. CNF n. 23/2023, nonché CNF parere n. 10/2019. ↩︎
  23. CNF parere n. 5/2021. ↩︎
  24. CNF n. 36/2021, CNF n. 90/2017, CNF parere n. 46/2021. ↩︎
  25. CNF parere n. 54/2022. ↩︎
  26. Cass. n. 15406/2003, CNF n. 335/2023, CNF n. 35/2023, CNF n. 234/2022, CNF n. 182/2022, CNF n. 166/2022, CNF n. 91/2022, CNF n. 269/2021, CNF n. 229/2021, CNF n. 146/2021, CNF parere n. 64/2021, CNF parere n. 56/2021, CNF parere n. 46/2021, CNF n. 164/2020, CNF n. 119/2020, CNF n. 193/2019, CNF parere n. 8/2019, CNF parere n. 91/2017, CNF parere n. 37/2017, CNF n. 210/2015, Cass. n. 10382/1993. ↩︎
  27. Cass. n. 19197/2024. ↩︎
  28. Sull’inammissibilità di una qlc avente ad oggetto i regolamenti del Consiglio Nazionale Forense, cfr. CNF n. 34/2021, CNF n. 80/2019, CNF n. 150/2018, CNF n. 218/2016, CNF n. 50/2014. ↩︎
  29. CNF n. 27/2022, CNF n. 142/2021, CNF n. 131/2021. ↩︎
  30. Cass. n. 25440/2023, CNF n. 133/2023, CNF n. 27/2022, CNF n. 19/2021, Cass. n. 7530/2020, Cass. n. 1609/2020, Cass. n. 11933/2019, CNF n. 27/2022, CNF n. 29/2021, CNF n. 19/2021. ↩︎
  31. CNF n. 137/2024, CNF n. 333/2023. ↩︎
  32. Per una previsione normativa espressa in materia disciplinare, cfr. il D.Lgs. Pres. n. 10/1946 (Condono di sanzioni disciplinari, amministrative e di polizia), nonché il D.Lgs. n. 95/1948 (Condono di sanzioni disciplinari in occasione della nuova Costituzione dello Stato). ↩︎
  33. È ad esempio il caso della L. n. 198/1986, con cui è stato concesso condono per le sanzioni inflitte in via definitiva non superiori alla sospensione, per infrazioni disciplinari commesse sino a tutto il 31 dicembre 1979 da esercenti attività professionali; inoltre, la stessa legge ha precisato che delle sanzioni condonate non deve rimanere traccia nel fascicolo personale degli interessati. In arg. cfr. CNF parere n. 49/2012. ↩︎
  34. CNF n. 87/2022, CNF n. 173/2018, CNF n. 198/2017, CNF n. 132/2012. ↩︎
  35. Cass. n. 2755/2019. ↩︎
  36. CNF n. 133/2023, CNF n. 212/2011, CNF n. 61/2011, CNF n. 60/2010, CNF n. 18/2007, CNF n. 115/2006, CNF n. 286/2004, CNF n. 75/2004, CNF n. 210/2003, CNF n. 174/2003, CNF n. 115/2003, CNF n. 83/2003, CNF n. 22/2003, CNF n. 206/2002, CNF n. 189/2002, CNF n. 182/2002, CNF n. 83/2002, CNF n. 21/2002, CNF n. 16/2002, CNF n. 203/2001, CNF n. 75/2001, CNF n. 6/2001, CNF n. 258/2000, CNF n. 252/2000, CNF n. 134/2000, CNF n. 69/2000, CNF n. 10/2000, CNF n. 224/1999, CNF n. 57/1988. Per un’ipotesi in cui, invece, la giovane età dell’incolpato non ha comportato la mitigazione ma l’aggravamento della sanzione, cfr. CNF n. 69/2013. ↩︎
  37. CNF n. 127/2024, CNF n. 118/2024, CNF n. 4/2024, CNF n. 261/2023, CNF n. 22/2023, CNF n. 269/2022, CNF n. 138/2018, CNF n. 133/2018, CNF n. 252/2016, CNF n. 242/2016, CNF n. 228/2007, CNF n. 75/2004, CNF n. 169/2002, CNF n. 10/1998. ↩︎
  38. CNF n. 168/2022, CNF n. 142/2022, CNF n. 127/2022, CNF n. 117/2022, CNF n. 104/2022, CNF n. 99/2022, CNF n. 90/2022, CNF n. 84/2022, CNF n. 80/2022, CNF n. 67/2022, CNF n. 66/2022, CNF n. 56/2022, CNF n. 46/2022, CNF n. 42/2022, CNF n. 87/1996. Sulla irrilevanza, anche quale circostanza attenuante, delle precarie condizioni economiche dell’incolpato in fattispecie di appropriazioni indebite cfr., per tutte, CNF n. 55/2022, CNF n. 267/2021. ↩︎
  39. CNF n. 132/2024, CNF n. 269/2022, CNF n. 168/2022, CNF n. 142/2022, CNF n. 127/2022, CNF n. 117/2022, CNF n. 104/2022, CNF n. 99/2022, CNF n. 90/2022, CNF n. 84/2022, CNF n. 80/2022, CNF n. 67/2022, CNF n. 66/2022, CNF n. 56/2022, CNF n. 46/2022, CNF n. 42/2022, CNF n. 243/2021, CNF n. 26/2021, CNF n. 73/2020, CNF n. 43/2020, CNF n. 122/2019, CNF n. 108/2019, CNF n. 84/2019, CNF n. 133/2018, CNF n. 186/2017, CNF n. 181/2017, CNF n. 259/2016, CNF n. 116/2003, CNF n. 160/2000 CNF n. 66/1996, CNF n. 108/1995, CNF n. 74/1991. ↩︎
  40. Cass. n. 11370/2016, CNF n. 162/2022, CNF n. 213/2021, CNF n. 178/2021, CNF n. 175/2021, CNF n. 175/2021, CNF n. 101/2021, CNF n. 93/2021, CNF n. 4/2021, CNF n. 35/2021, CNF n. 190/2020, CNF n. 202/2020, CNF n. 141/2020, CNF n. 103/2020, CNF n. 80/2020, CNF n. 72/2020, CNF n. 42/2020, CNF n. 180/2019, CNF n. 56/2019, CNF n. 49/2019, CNF n. 12/2019, CNF n. 225/2017, CNF n. 207/2017, CNF n. 178/2017, CNF n. 77/2017, CNF n. 63/2017, CNF n. 44/2017, CNF n. 408/2016, CNF n. 221/2016, CNF n. 107/2016, CNF n. 81/2015, CNF n. 64/2015, CNF n. 61/2015, CNF n. 54/2015, CNF n. 24/2015, CNF n. 47/2014, CNF n. 227/2013, CNF n. 213/2013, CNF n. 85/2013, CNF n. 178/2012, CNF n. 148/2012, CNF n. 89/2012, CNF n. 88/2012, CNF n. 87/2012, CNF n. 246/2004. ↩︎
  41. CNF n. 132/2024, CNF n. 123/2024, CNF n. 121/2024, CNF n. 90/2024, CNF n. 303/2023, CNF n. 244/2023, CNF n. 86/2023, CNF n. 28/2023, CNF n. 22/2023, CNF n. 254/2022, CNF n. 186/2022, CNF n. 175/2022, CNF n. 170/2022, CNF n. 156/2022, CNF n. 149/2022, CNF n. 142/2022, CNF n. 111/2022, CNF n. 55/2022, CNF n. 45/2022, CNF n. 30/2022, CNF n. 18/2022, CNF n. 4/2022, CNF n. 256/2021, CNF n. 220/2021, CNF n. 213/2021, CNF n. 189/2021, CNF n. 183/2021, CNF n. 180/2021, CNF n. 158/2021, CNF n. 143/2021, CNF n. 142/2021, CNF n. 132/2021, CNF n. 119/2021, CNF n. 117/2021, CNF n. 79/2021, CNF n. 70/2021, CNF n. 245/2020, CNF n. 186/2020, CNF n. 155/2020, CNF n. 104/2020, CNF n. 56/2020, CNF n. 202/2019, CNF n. 120/2019, CNF n. 92/2019, CNF n. 89/2019, CNF n. 53/2019, CNF n. 39/2019, CNF n. 28/2019, CNF n. 16/2019, CNF n. 9/2019, CNF n. 8/2019, CNF n. 109/2018, CNF n. 97/2018, CNF n. 96/2018, CNF n. 9/2018, CNF n. 7/2018, CNF n. 5/2018, CNF n. 220/2017, CNF n. 208/2017, CNF n. 198/2017, CNF n. 268/2015, CNF n. 183/2014, CNF n. 152/2014, CNF n. 146/2014, CNF n. 26/2014, CNF n. 34/2012, CNF n. 115/2011, CNF n. 87/2010, CNF n. 61/2005, CNF n. 60/2003, CNF n. 203/2001, CNF n. 189/2001, CNF n. 69/2000, CNF n. 68/1998, CNF n. 209/1988. ↩︎
  42. CNF n. 45/2022, CNF n. 189/2021. ↩︎
  43. CNF n. 121/2024. ↩︎
  44. CNF n. 284/2023, CNF n. 151/2022, CNF n. 85/2022, CNF n. 255/2021, CNF n. 199/2021, CNF n. 177/2021, CNF n. 4/2021, CNF n. 192/2020, CNF n. 136/2019, CNF n. 77/2017, CNF n. 262/2016. ↩︎
  45. Cass. n. 17534/2018, CNF n. 219/2020, CNF n. 53/2020, CNF n. 135/2019. ↩︎
  46. CNF n. 103/2022, CNF n. 81/2021, CNF n. 221/2020, CNF n. 141/2020, CNF n. 69/2019, CNF n. 53/2020, CNF n. 13/2019, CNF n. 103/2018, CNF n. 33/2018, CNF n. 245/2017, CNF n. 244/2017, CNF n. 139/2015. Contra, CNF n. 221/2020, CNF n. 178/2020, CNF n. 119/2015, CNF n. 61/2012 e CNF n. 63/2012, secondo cui “il fatto che ci si avvalga della facoltà di non rispondere, non esime l’incolpato dal presentarsi a rendere dichiarazione di esercizio di un suo diritto” e “ferma restando la ripartizione dell’onere probatorio, gli obblighi di probità, dignità e decoro che debbono ispirare l’avvocato a tutela della propria reputazione professionale non subiscono alcuna interruzione o sospensione durante il procedimento disciplinare, nell’ambito del quale l’incolpato, prima ancora dell’esponente, ha il dovere, oltre che l’interesse, di far emergere la verità, magari anche al solo fine di evidenziare la mancanza di volontarietà di un proprio comportamento oggettivamente censurabile”. ↩︎
  47. CNF n. 109/2024, CNF n. 99/2024, CNF n. 54/2024, CNF n. 4/2024, CNF n. 341/2023, CNF n. 290/2023, CNF n. 154/2022, CNF n. 151/2022, CNF n. 262/2021, CNF n. 127/2021, CNF n. 118/2021, CNF n. 15/2021, CNF n. 4/2021, CNF n. 237/2020, CNF n. 193/2020, CNF n. 177/2020, CNF n. 48/2020, CNF n. 8/2019, CNF n. 133/2018, CNF n. 116/2018, CNF n. 101/2018, CNF n. 96/2018, CNF n. 239/2017, CNF n. 147/2017, CNF n. 24/2011, CNF n. 222/2003. ↩︎
  48. CNF n. 122/2023, CNF n. 221/2020. ↩︎
  49. CNF n. 290/2023, Cass. n. 2506/2020. ↩︎
  50. Cass. n. 17563/2019, la quale ha deciso circa l’indebita utilizzazione del titolo di avvocato, successivamente acquisito dall’incolpato nelle more del procedimento disciplinare. ↩︎
  51. Cass. n. 29878/2018. ↩︎
  52. Cass. n. 9547/2021, Cass. n. 24896/2020, Cass. n. 29878/2018, CNF n. 29/2021, CNF n. 14/2021, CNF n. 60/2020, CNF n. 74/2017. ↩︎
  53. CNF n. 81/2014. ↩︎
  54. Cass. n. 24896/2020, Cass. n. 2084/2019, CNF n. 62/2021, CNF n. 136/2020, CNF n. 122/2020, CNF n. 203/2019, CNF n. 202/2019, CNF n. 165/2019, CNF n. 161/2019, CNF n. 136/2019, CNF n. 120/2019, CNF n. 110/2019, CNF n. 100/2019, CNF n. 69/2019, CNF n. 44/2018, CNF n. 28/2016, CNF n. 206/2015, CNF n. 107/2013, CNF n. 52/2013, CNF n. 4/2012, CNF n. 148/2008. ↩︎
  55. In arg. cfr. CNF n. 127/2022, nonché CNF n. 2/2016, secondo cui, nel caso di molteplici addebiti, la sanzione disciplinare può anche superare la pena edittale massima prevista per la fattispecie più grave. ↩︎
  56. Cass. n. 17534/2018, Cass. n. 8038/2018, CNF n. 109/2024, CNF n. 279/2023, CNF n. 240/2023, CNF n. 237/2023, CNF n. 218/2023, CNF n. 212/2023, CNF n. 127/2023, CNF n. 32/2023, CNF n. 20/2023, CNF n. 2/2023, CNF n. 230/2022, CNF n. 186/2022, CNF n. 175/2022, CNF n. 168/2022, CNF n. 156/2022, CNF n. 151/2022, CNF n. 142/2022, CNF n. 127/2022, CNF n. 122/2022, CNF n. 117/2022, CNF n. 104/2022, CNF n. 99/2022, CNF n. 90/2022, CNF n. 84/2022, CNF n. 81/2022, CNF n. 80/2022, CNF n. 67/2022, CNF n. 66/2022, CNF n. 56/2022, CNF n. 46/2022, CNF n. 42/2022, CNF n. 37/2022, CNF n. 32/2022, CNF n. 27/2022, CNF n. 18/2022, CNF n. 17/2022, CNF n. 15/2022, CNF n. 4/2022, CNF n. 3/2022, CNF n. 49/2021, CNF n. 34/2021 e numerose altre. ↩︎
  57. CNF n. 203/2019, CNF n. 202/2019, CNF n. 161/2019. ↩︎
  58. CNF n. 107/2022, CNF n. 34/2021, CNF n. 245/2020, CNF n. 103/2020, CNF n. 60/2020, CNF n. 203/2019, CNF n. 202/2019, CNF n. 162/2019, CNF n. 161/2019, CNF n. 142/2019, CNF n. 108/2019, CNF n. 227/2018, Cass. n. 15669/2016, CNF n. 102/2016, CNF n. 39/2014, CNF n. 28/2014, CNF n. 3/2014, CNF n. 89/2012, CNF n. 81/2012, CNF n. 214/2008, CNF n. 15/2005, CNF n. 234/2004, CNF n. 142/2001, CNF n. 117/1991. Contra, CNF n. 104/2020 e CNF n. 146/2012, secondo cui “Qualora al professionista siano contestate più violazioni deontologiche, la sanzione disciplinare ben può essere determinata secondo il modello del cumulo giuridico previsto dal diritto penale in tema di concorso di reati, che individua un’unica, se pur aumentata, sanzione (quella prevista per l’illecito più grave).” ↩︎
  59. CNF n. 245/2020, CNF n. 103/2020, CNF n. 142/2019, CNF n. 108/2019, CNF n. 227/2018, CNF n. 102/2016, CNF n. 39/2014, CNF n. 89/2012, CNF n. 214/2008. ↩︎
  60. CNF n. 79/2024, CNF n. 127/2022. ↩︎
  61. A differenza del previgente Ordinamento (art. 50 RDL n. 1578/1933), la nuova legge professionale (art. 61 L. n. 247/2012) nulla dispone con riferimento al divieto in parola, ritenuto tuttavia ancora operante in sede disciplinare: Cass. n. 20383/2021, Cass. n. 2506/2020, CNF n. 6/2022, CNF n. 243/2021, CNF n. 81/2021, CNF n. 217/2020, CNF n. 52/2020, CNF n. 202/2019, CNF n. 136/2019, CNF n. 110/2019, CNF n. 26/2001. ↩︎
  62. In arg. cfr. Rudi, Procedimento disciplinare avanti al CNF: possibile la reformatio in pejus?, in questa rivista. ↩︎
  63. CNF n. 4/2024, CNF n. 230/2022, CNF n. 199/2022, CNF n. 107/2022, CNF n. 57/2022, CNF n. 141/2020, CNF n. 130/2020, CNF n. 156/2019, CNF n. 81/2018, CNF n. 561/2018, CNF n. 245/2017, CNF n. 275/2016, CNF n. 15/2016, CNF n. 52/2013, CNF n. 16/2012, CNF n. 215/2005, CNF n. 203/2005, CNF n. 82/2002, CNF n. 52/2002, nonché Cass. n. 20383/2021 la quale ha così superato il proprio precedente orientamento espresso da Cass. n. 2506/2020. ↩︎
  64. CNF n. 84/2021, CNF n. 133/2020, CNF n. 141/2018. ↩︎
  65. Cass. n. 20877/2024, Cass. n. 37406/2022, Cass. n. 34206/2022, Cass. n. 28468/2022, Cass. n. 26990/2022, Cass. n. 22729/2022, Cass. n. 11675/2022, Cass. n. 7501/2022, Cass. n. 7073/2022, Cass. n. 42090/2021, Cass. n. 37550/2021, Cass. n. 20384/2021, Cass. n. 20383/2021, Cass. n. 13168/2021, Cass. n. 10852/2021, Cass. n. 10740/2021, Cass. n. 10106/2021, Cass. n. 9547/2021, Cass. n. 8777/2021, Cass. n. 7335/2021, Cass. n. 25574/2020, Cass. n. 24896/2020, Cass. n. 24377/2020, Cass. n. 23746/2020, Cass. n. 23593/2020, Cass. n. 34476/2019, Cass. n. 13983/2019, Cass. n. 5200/2019, Cass. n. 2084/2019, Cass. n. 30868/2018, Cass. n. 19526/2018, Cass. n. 9558/2018, Cass. n. 8038/2018, Cass. n. 31108/2017, Cass. n. 19163/2017, Cass. n. 18984/2017, Cass. n. 17720/2017, Cass. n. 16691/2017, Cass. n. 16690/2017, Cass. n. 15203/2016, Cass. n. 13577/2016, Cass. n. 9287/2016, Cass. n. 11294/2015, Cass. n. 11308/2014, Cass. n. 9032/2014, Cass. n. 23240/2005, Cass. n. 5072/2003, Cass. n. 148/1999, Cass. n. 4209/1995. ↩︎
  66. Cass. n. 24285/2024, Cass. n. 20877/2024, Cass. n. 19972/2024, Cass. n. 37406/2022, Cass. n. 34206/2022, Cass. n. 29589/2022, Cass. n. 26991/2022, Cass. n. 11675/2022, Cass. n. 10446/2022, Cass. n. 7501/2022, Cass. n. 7073/2022, Cass. n. 41990/2021, Cass. n. 41988/2021, Cass. n. 21965/2021, Cass. n. 21964/2021, Cass. n. 21963/2021, Cass. n. 21962/2021, Cass. n. 20384/2021, Cass. n. 20383/2021, Cass. n. 19030/2021, Cass. n. 13168/2021, Cass. n. 13167/2021, Cass. n. 10852/2021, Cass. n. 10106/2021, Cass. n. 9547/2021, Cass. n. 8777/2021, Cass. n. 7030/2021, Cass. n. 25950/2020, Cass. n. 8242/2020, Cass. n. 6002/2021, Cass. n. 5421/2021, Cass. n. 4847/2021, Cass. n. 24896/2020, Cass. n. 7530/2020, Cass. n. 1609/2020, Cass. n. 33373/2019, Cass. n. 17563/2019, Cass. n. 8313/2019, Cass. n. 6277/2019, Cass. n. 2084/2019, Cass. n. 20344/2018, Cass. n. 19526/2018, Cass. n. 18460/2018, Cass. n. 17532/2018, Cass. n. 13237/2018, Cass. n. 9910/2018, Cass. n. 8038/2018, Cass. n. 31227/2017, Cass. n. 31108/2017, Cass. n. 19163/2017, Cass. n. 17720/2017, Cass. n. 13456/2017, Cass. n. 15203/2016. ↩︎

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