Nelle ricerche giuridiche effettuate tramite AI, il principale vantaggio è che la risposta non è strettamente vincolata al dato testuale o letterale cioè alle parole usate dall’utente nella domanda: ad esempio, se su un documento o una banca dati classica si cerca “casa”, si trovano tutti i contenuti che riguardano appunto la “casa”, ma non anche quelle che riguardano le “abitazioni”, le “dimore”, i “caseggiati”, ecc. Per l’AI, invece, tutti i sinonimi del termine cercato sono potenzialmente validi ai fini dei risultati, un po’ (un po’) come quando si scrive un termine sbagliato nella ricerca di Google che restituisce i risultati relativi alla parola corretta (“forse intendevi cercare…?”).

Ma ciò non toglie che, ai fini di una ricerca ottimale, sarebbe bene non affidarsi troppo alle capacità dell’AI di individuare sinonimi, analogie e addirittura eufemismi pertinenti.

A tal fine assume enorme importanza il prompt e, in particolare, il metodo di ricerca dell’AI, che deve essere di tipo “maieutico” e “progressivo”:

  • Maieutico” perché la ricerca deve tendere a restituire risultati che l’AI conosce ma non sa di sapere: l’utente deve tirargliele fuori, come nel Menone di Platone.
  • Progressivo” perché la ricerca deve essere fatta per step, cioè interrogando l’AI su ogni singola questione e sotto-questione del “parere” richiesto, da sottoporre all’AI in modo distinto e specifico, così da verificare passo-passo le risposte, che altrimenti sono da ritenere presuntivamente inattendibili. Più questioni vengono affrontate in via preliminari e più attendibile, corretta e verificabile sarà la risposta definitiva al quesito finale.

Un esempio per tutti.
Poniamo il seguente caso: “Tizio ha citato giudizio Caio a seguito del sinistro avvenuto in data 01/01/2020 dipeso dal fatto che Caio non gli ha dato la precedenza all’incrocio.”
Su tale questione di fatto, anziché chiedere all’AI “TIZIO HA DIRITTO AL RISARCIMENTO DEL DANNO?”, saltando così alle conclusioni, vanno invece poste specifiche domande intermedie, spezzettando la fattispecie sulle singole questioni giuridiche potenzialmente rilevanti, in un dialogo che non si esaurisce in un “botta e risposta” secco.

Quindi, ci vorranno domande sulle eventuali questioni preliminari: “quando si prescrive il diritto al risarcimento del danno da sinistro stradale?”; “tali giudizi sono soggetti a qualche condizione di procedibilità?”, “tali procedimenti civili prevedono un litisconsorzio”, ecc..
E poi altre specifiche domande sul merito: “l’eventuale responsabilità esclusiva del conducente deve ritenersi presunta o va provata?”, “La manleva dell’assicurazione è subordinata a particolari adempimenti processuali e/o nel merito da parte dell’assicurato?”, “L’eventuale trasportato di uno dei veicoli coinvolti nel sinistro sarebbe capace di testimoniare?”, “Tizio ha rispettato a sua volta le norme sulla circolazione stradale?”, ecc.

Insomma, l’utente che interroga l’AI dovrebbe porre alla stessa tutte le domande che porrebbe a se stesso se cercasse di rispondere da solo al quesito, e deve perciò comportarsi come il medico che visita il paziente al fine della diagnosi: in quel caso si parla di “anamnesi”, che -appunto- non è solo la “raccolta particolareggiata delle notizie che riguardano il paziente”, ma anche la “reminiscenza della filosofia platonica”, che -come si diceva all’inizio- è alla base dell’arte maieutica, ossia del metodo (socratico) con cui dovrebbe essere interrogata l’intelligenza artificiale, specialmente dal giurista, che sa non di non sapere alcune cose ma non sa di saperne molte altre.

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