La questione riguarda l’obbligo dell’avvocato di agire con diligenza e competenza nell’interesse del proprio assistito. L’omissione di una richiesta vantaggiosa, come l’accesso a riti alternativi che potrebbero comportare una pena meno severa, può costituire un illecito deontologico se è dovuta a negligenza o imperizia.

Il Codice Deontologico Forense richiede che l’avvocato eserciti la propria attività professionale con diligenza, lealtà e competenza (art. 12 del Codice Deontologico Forense). Se l’avvocato omette senza giustificato motivo di compiere un atto di difesa che potrebbe avvantaggiare il cliente, tale comportamento potrebbe configurare una violazione del dovere di diligenza.

La giurisprudenza disciplinare ha affrontato situazioni in cui la mancata presentazione di istanze o la mancata adozione di strategie processuali vantaggiose ha comportato sanzioni disciplinari. Tuttavia, l’accertamento dell’illecito dipenderà dalle circostanze specifiche del caso, incluso il contesto in cui l’omissione è avvenuta e la presenza di eventuali giustificazioni valide.

In sintesi, l’omissione potrebbe costituire illecito deontologico se viene dimostrato che l’avvocato ha agito con negligenza o senza la diligenza richiesta, penalizzando ingiustificatamente l’assistito.


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