Un legittimo impedimento, in ambito disciplinare, è una circostanza che giustifica l’assoluta impossibilità per l’incolpato o per il suo difensore di partecipare a un’udienza. Non ogni difficoltà costituisce un legittimo impedimento; deve trattarsi di un impedimento di natura cogente che rende impossibile la partecipazione.

Elementi chiave per costituire un legittimo impedimento includono:

  1. Assolutezza: L’impedimento deve essere tale da non consentire in alcun modo la presenza della persona interessata. Non possono essere considerate sufficienti le semplici difficoltà o impedimenti di natura ordinaria (Corte di Cassazione, SS.UU., sentenza n. 9949 del 12 aprile 2024).
  2. Prova documentale: L’incolpato deve fornire una prova adeguata del legittimo impedimento. La documentazione deve essere pertinente, attuale e dimostrare l’assolutezza dell’impedimento. Non sono sufficienti motivazioni vaghe o indeterminate (CNF, sentenza n. 262 del 28 novembre 2023).
  3. Procedura tempestiva: L’eventuale richiesta di rinvio deve essere fatta in maniera tempestiva, non appena si conosce l’impedimento, per evitare di allungare indebitamente i tempi del processo, in ossequio al principio di ragionevole durata del processo (Corte di Cassazione, SS.UU., sentenza n. 9949 del 12 aprile 2024).
  4. Casi tipici riconosciuti: Situazioni come patologie gravi e documentate che impediscono fisicamente la presenza, obblighi legali ineludibili, o altre circostanze di forza maggiore che non sono controllabili dal soggetto interessato, sono generalmente accettati come legittimo impedimento.

In sintesi, per un legittimo impedimento occorre una situazione di impossibilità effettiva e assoluta di partecipare all’udienza, documentata adeguatamente e rappresentata tempestivamente. La valutazione in merito a siffatte circostanze è riservata al giudice della deontologia e non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata (Corte di Cassazione, SS.UU., sentenza n. 24378 del 3 novembre 2020).

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