Sì, il conflitto di interessi può essere anche solo potenziale per configurare un illecito deontologico. Secondo il Codice Deontologico Forense, l’illecito non richiede necessariamente un danno concreto; è sufficiente che vi sia un potenziale conflitto che possa compromettere l’indipendenza o l’imparzialità dell’avvocato. Questo è noto come “illecito di pericolo”, volto a tutelare sia l’indipendenza effettiva che l’apparenza di indipendenza dell’avvocato (Corte di Cassazione, SS.UU., sentenza n. 24181 dell’8 agosto 2023).

Riguardo alla seconda parte della tua domanda, se due parti sono assistite da avvocati che operano nello stesso ufficio, può sorgere un potenziale conflitto di interessi, a seconda delle circostanze specifiche. La condivisione di uno studio legale o di spazi professionali potrebbe, infatti, comportare una presunta complicità o una possibilità di scambio di informazioni riservate, che potrebbe compromettere l’indipendenza delle consulenze fornite.

Il Codice Deontologico Forense impone all’avvocato di evitare situazioni anche solo potenzialmente conflittuali che possano suscitare dubbi sull’integrità e sull’indipendenza della professione. Pertanto, è essenziale che gli avvocati valutino attentamente tali situazioni e adottino misure per garantire che non vi sia compromissione della riservatezza o dell’indipendenza professionale.

Ogni situazione di questo tipo dovrebbe essere valutata caso per caso, considerando la possibilità di adottare misure che possano mitigare il rischio di conflitto, come chiari accordi di separazione delle pratiche e protocolli per la gestione riservata delle informazioni.


👉 Archivio NL

✔️ Privacy policy