Sì, in ambito disciplinare opera il principio “ignorantia legis non excusat”, ovvero l’ignoranza della legge non scusa dalla responsabilità disciplinare. Questo principio è stato ribadito dalla giurisprudenza italiana, anche recente, in diverse occasioni. In particolare, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18460 del 12 luglio 2018, ha affermato che in tema di responsabilità disciplinare dell’avvocato, la coscienza e volontà delle azioni o omissioni consistono nel dominio anche solo potenziale dell’azione o omissione, che possa essere impedita con uno sforzo del volere e sia quindi attribuibile alla volontà del soggetto. Il professionista legale, essendo in grado di conoscere e interpretare correttamente l’ordinamento giudiziario e forense, non può invocare l’ignoranza della legge per giustificare la propria condotta.