La deontologia forense si applica anche quando l’avvocato svolge attività di consulenza aziendale e strategica. In tale contesto, l’avvocato deve sempre agire nel rispetto dei principi di indipendenza, lealtà, probità, dignità, decoro, diligenza e competenza, come stabilito dall’articolo 3 della Legge n. 247/2012 e dagli articoli 9 e seguenti del Codice Deontologico Forense (CDF).

In particolare, l’avvocato deve garantire la riservatezza delle informazioni ricevute dal cliente, come previsto dall’articolo 13 del CDF, e deve evitare conflitti di interesse, conformemente all’articolo 34 del CDF. Inoltre, l’avvocato deve astenersi dal fornire consulenze che possano indurre in errore il cliente o terzi, o che siano finalizzate a perseguire interessi illeciti, come stabilito dall’articolo 35 del CDF.

L’avvocato deve inoltre mantenere un comportamento che non leda l’immagine della professione, anche al di fuori dell’esercizio strettamente professionale, come indicato dall’articolo 2 del CDF e confermato da varie sentenze del Consiglio Nazionale Forense, come la sentenza n. 145 del 6 dicembre 2019.

In sintesi, anche nell’ambito della consulenza aziendale e strategica, l’avvocato deve conformarsi ai principi deontologici che regolano l’esercizio della professione forense, garantendo un servizio professionale etico e responsabile.


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