Sì, la pubblicità “siamo i migliori” può essere considerata comparativa, in quanto implica un confronto implicito con altri professionisti o studi legali. La comparazione può essere esplicita o implicita, e nel caso della pubblicità “siamo i migliori” l’implicita comparazione con altri professionisti o studi legali è evidente. Il Codice Deontologico Forense (CDF) prevede che la pubblicità dell’avvocato debba essere esercitata con sobrietà e dignità, nel rispetto dei principi di correttezza, verità e trasparenza. Inoltre, la pubblicità non deve essere ingannevole o fuorviante e non deve ledere la dignità della professione forense. Pertanto, la pubblicità che afferma di essere “i migliori” potrebbe essere considerata contraria ai principi deontologici, in quanto potrebbe essere ingannevole o fuorviante e potrebbe ledere la dignità della professione forense. Inoltre, la pubblicità che si basa sulla comparazione con altri professionisti o studi legali potrebbe essere considerata scorretta e poco professionale. In generale, è sempre opportuno valutare attentamente la pubblicità dell’avvocato, tenendo conto dei principi deontologici e della dignità della professione forense. La pubblicità dovrebbe essere esercitata con sobrietà e trasparenza, senza utilizzare tecniche ingannevoli o fuorvianti e senza ledere la reputazione degli altri professionisti o studi legali.