L’uso consapevole di documenti falsi da parte di un avvocato è una condotta disciplinarmente rilevante e rappresenta una grave violazione dei principi deontologici che regolano la professione legale. Anche se l’avvocato non è l’artefice materiale del documento falso, il semplice fatto di utilizzarlo deliberatamente comporta responsabilità disciplinare.
L’art. 50 del Codice Deontologico Forense, nelle sue applicazioni giurisprudenziali, sottolinea che l’avvocato ha il dovere fondamentale di contribuire all’attuazione del sistema di giustizia e che qualunque comportamento che offenda questi principi è contrario agli obblighi professionali di probità, correttezza, dignità e decoro.
Diversi casi sono stati trattati dal Consiglio Nazionale Forense, come nella sentenza del 3 maggio 2016, n. 116, dove l’uso consapevole di documenti falsi è stato sanzionato. In generale, gli avvocati trovati colpevoli di tali comportamenti rischiano sanzioni disciplinari severe, che possono arrivare fino alla radiazione dall’albo professionale, a seconda della gravità della violazione.